La parodontite e il diabete mellito: un rapporto bidirezionale.

La parodontite e il diabete mellito hanno un rapporto bidirezionale, che da sempre ha suscitato l’interesse degli studiosi e ricercatori, in quanto nel corso del tempo, è stato osservato come l’una potesse influenzare il decorso clinico dell’altra e viceversa.

Già alla fine degli anni ’40 del secolo scorso, alcuni ricercatori avevano messo in evidenza il rapporto tra malattia parodontale e diabete mellito e avevano sottolineato la maggiore prevalenza di parodontite nei pazienti diabetici rispetto ai pazienti non diabetici.

Invece, ciò che è emerso dai più recenti studi scientifici, ci dice che un buon controllo della malattia parodontale, può migliorare il controllo metabolico del diabete e che può essere, quindi, determinante per il paziente diabetico, sottoporsi a sedute regolari di igiene professionale. Viceversa, se il paziente diabetico, riesce a tenere sotto controllo i valori di glicemia, può ottenere dei buoni risultati dalla terapia parodontale, al pari di un paziente che non è affetto da diabete mellito.

Cerchiamo di capire perché queste due patologie riescono a influenzarsi in questo modo.

Il Diabete mellito è una patologia metabolica che riguarda le alterazioni del metabolismo lipidico, glucidico e proteico, che da un punto di vista etiopatogenetico, può essere attribuito ad una ridotta secrezione o a una resistenza periferica di un ormone sintetizzato dalle cellule di Langherans del pancreas: l’insulina.

L’insulina svolge importanti funzioni quali: a livello dell’endotelio dei vasi sanguigni, rilascia ossido nitrico che è un potente gas vasodilatatore. Quindi, ridotta sarà l’azione biologica dell’insulina, ridotta sarà la vasodilatazione. L’insulina ha, inoltre, il compito di regolare i livelli di glucosio nel sangue (Glicemia) promuovendo la captazione del glucosio nei tessuti e promuovendo la formazione di riserve di glucosio, ovvero il “Glicogeno”. Svolge un’azione protettiva nei confronti della morte cellulare. Nel diabetico, infatti, i tessuti danneggiati sono presenti in quantità maggiore e la guarigione degli stessi è molto più lenta.

Quali sono le conseguenze di questa patologia a livello del cavo orale?

Studi scientifici recenti, hanno dimostrato che i pazienti diabetici presentano un’igiene orale media peggiore dei pazienti non diabetici, quadri di gengivite più intensa e malattia parodontale molto più grave. Inoltre, poiché il paziente diabetico, presenta un ridotto afflusso di sangue a livello dei piccoli vasi sanguigni (“microangiopatia diabetica”), c’è un minore apporto di sostanze nutritive e ossigeno, ma soprattutto una riduzione delle difese immunitarie, a livello dei tessuti gengivali.

Un fenomeno fisiopatologico peculiare del paziente diabetico, è una spiccata xerostomia (“bocca secca”), che contribuisce ad un ulteriore danno per tutta la bocca, poiché viene a mancare la naturale azione di autodetersione, il potere tampone che aiuta a contrastare l’attacco degli acidi, l’inibizione batterica e tutte le principali funzioni di protezione della saliva. Tutto ciò può portare a candidosi orale, stomatopirosi (“Burning mouth syndrome” o “Sindrome della bocca urente”) e cheiliti angolari per quanto riguarda l’ambiente extraorale.

In che modo, invece, la parodontite influenza il decorso clinico del diabete?

La parodontite viene definita come la sesta complicanza del diabete e come tutte le patologie infiammatorie o traumatiche e da stress, comporta un aumento della richiesta di glucosio, aumentando quindi i valori di glicemia.

Il controllo glicemico, quindi, è il fattore di rischio più significativo nel determinare l’insorgenza e la severità della parodontite nei soggetti diabetici. Si ritiene che l’ingresso dei batteri patogeni parodontali e dei loro prodotti all’interno della circolazione sistemica, possa provocare un’intensa risposta infiammatoria che favorirebbe lo sviluppo di meccanismi di insulino-resistenza, comportando, quindi, l’alterazione del controllo glicemico.

L’aumento dello stato infiammatorio, determina sia nel paziente parodontale diabetico che nel paziente parodontale non diabetico, un peggioramento del controllo glicemico.

Se c’è un buon controllo metabolico del diabete, questi pazienti possono avere gli stessi risultati dalla terapia parodontale, che otterrebbero i pazienti non affetti da diabete mellito.

Di conseguenza è d’obbligo includere nella cura globale del paziente diabetico, anche il controllo della malattia parodontale.

Alla luce di quanto detto, è necessario prendere delle precauzioni nella gestione di questi pazienti piuttosto delicati. E’ necessario, motivare il paziente sia per quanto riguarda le manovre di igiene orale, adottando tutti gli eventuali presidi di pulizia interprossimali necessari e spiegando la tecnica di spazzolamento più idonea al caso, sia per quanto riguarda il cambiamento del suo stile di vita. Bisogna incoraggiare il paziente ad avere cura di sé stesso, ad adottare uno stile di vita migliore basato su un’alimentazione sana e sull’attività fisica. E’ necessario, che il paziente venga sempre seguito, per cui bisogna programmare visite di controllo dal dentista e programmare richiami di igiene professionale ogni 3 mesi. E’ preferibile trattare il paziente a stomaco pieno e dopo aver assunto regolarmente le sue medicine. E’ opportuno, infine, consigliare al paziente l’utilizzo di dentifrici o collutori che contengano fluoruri per la prevenzione della patologia cariosa.

Dott.ssa Lucia Pezzella

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