Disinfezione orale

Disinfezione orale: protocolli preventivi e presidi applicativi per angioflogosi ed istoflogosi

(Pubblicato su DENTAL TRIBUNE, anno VI n. 2. Febbraio 2010)

È oggi consuetudine primaria diffondere le norme in merito alla disinfezione del cavo orale visti i rischi di patologia associati alla comparsa di malattie conclamate nel distretto odontostomatologico.

In genere è buona regola utilizzare il protocollo di disinfezione orale mediante presidi appropriati, che abbiano come priorità quella di abbassare la carica batterica ad una percentuale dell’80%; ciò può essere effettuato mediante delle procedure già sperimentate e standardizzate secondo linee guida precise.

La disinfezione si attua su pazienti affetti da patologie croniche (istoflogosi) come parodontopatie (fig. 1), ma anche per soggetti affetti da infiammazioni acute (angioflogosi), come gengivopatie.

Esaminando entrambe le patologie, in cenni immunologici, per gengivite si intende una patologia infiammatoria acuta; il segno, che ne fare diagnosi è il sanguinamento, assieme ad esso si riscontra gonfiore, rossore, tumefazione  e limitazione funzionale localizzata o generalizzata, secondo il disturbo in atto. In genere, si manifesta a causa di una scarsa igiene orale unitamente alla presenza di eventuali cause traumatiche e specie batteriche patogene. La gengivite è un’angioflogosi, che nel tempo porta ad una restitutio ad integrum del tessuto colpito; ha come vantaggio una diagnosi immediata per la sua sintomaticità;

la parodontite, a differenza della gengivite, è una patologia cronica multifattoriale; il segno patognomonico, che ne fare diagnosi è la “tasca parodontale”, che si forma in seguito alla migrazione dell’epitelio giunzionale in direzione apicale ed è, in linea di massima, preceduta dalla gengivite.

Figura 1 (Disinfezione Orale) Parodontopatia

Figura 1 (Disinfezione Orale) Parodontopatia

Su di essa viene posta maggiore attenzione, per un duplice motivo: il primo è l’asintomaticità cioè evoluzione e sviluppo silente della malattia; il secondo riguarda la guarigione, la quale non porta ad una rinnovata normalità e funzionalità dei tessuti parodontali, situazione che mette in atto una sottrazione permanete di superficie di tessuto sano, sia esso duro o molle. Nell’etiologia della parodontite i principali responsabili sono le specie batteriche; delle 500 specie presenti nel cavo orale, poche sono correlate alla parodontopatia, ma tre sono fortemente associate: Porphyromonas gingivalis , Bacteroides forsytus, Actinobacillus actinomycetem comitans

Gli agenti patogeni però non sono sufficienti per lo sviluppo della malattia, la quale per insediarsi e progredire ha bisogno della concomitanza di diversi fattori: suscettibilità dell’ospite (tendenza ad ammalarsi), presenza di germi patogeni specifici e virulenti (GRAM-), assenza di specie batteriche benefiche (saprofiti), ambiente orale favorevole (Ph acido)

Analizzando entrambe le patologie, risulta di fondamentale importanza la presenza di specie batteriche, che possiedono una determinazione della patologia, in percentuale, maggiore rispetto agli altri fattori concomitanti.

Figura 2 parodonto sano

Figura 2 (Disinfezione orale) Parodonto sano

L’Igienista Dentale, in tal caso, è un professionista, che deve porre le sue prioritarie attenzioni alla disinfezione ed alla decontaminazione del cavo orale, vista la presenza di plurime e complesse varietà microgene, deve unitamente alle terapie non chirurgiche, applicare il protocollo di disinfezione per far si che le specie microbiche dannose possano diminuire numericamente e qualitativamente il loro effetto patogeno.

Una procedura molto conosciuta ed abbastanza efficace, è la Full- Mouth Disinfection (F.M.D.), un protocollo importante per diminuire notevolmente l’impatto delle specie microgene responsabili di angioflogosi ed istoflogosi.

Essa ha dei passaggi precisi e la sua applicazione consente non solo di abbassare la carica batterica quantitativamente ma anche qualitativamente, rendendo così in numero maggiore i saprofiti e diminuendo al minimo il rischio di contaminazioni crociate, che potrebbero instaurarsi nel cavo orale del paziente aumentando il rischio di aggravamento della patologia in atto; si è visto infatti che, secondo studi clinici, la presenza di specie microgene dannose in un cavo orala debilitato dal punto di vista immunitario aumenta notevolmente la suscettibilità alla malattia rispetto ad un cavo orale perfettamente sano (fig. 2), che invece riesce a sopportare meglio l’attacco di specie microgene dannose.

La procedura della Full- Mouth Disinfection, si attua per mezzo della Clorexidina, un agente chimico ad ampio spettro d’azione capace di agire efficacemente sugli stati infiammatori; essa chimicamente si classifica come un bis- biguanide, utilizzabile commercialmente in più formulazioni: acetato, idrocloruro e digluconato, quest’ultima è la  più utilizzata in odontoiatria

La sua peculiarità è l’effetto battericida, cioè è in grado di eradicare al 90% i ceppi batteri patogeni (Gram positivi e Gram negativi) agendo sulla membrana cellulare batterica ed aumentandone la permeabilità, causandone così la morte per lisi; altra caratteristica è la sostantività, cioè, la proprietà intrinseca che le consente di legarsi ai tessuti molli e duri per un tempo pari a 8/12 ore, favorendo un’azione a rilascio lento; ciò rende questo disinfettante una delle più potenti sostanze in grado di debellare e detossificare nell’arco di un range temporale prestabilito, specie microgene patogene, amplificando la propria azione, che rimane durevole oltre il tempo di somministrazione. La sostantività, rende la Clorexidina un elemento fondamentale per la disinfezione del cavo orale,  nell’impiego della  famacoterapia parodontale

Il protocollo, nello specifico prevede due sedute professionali (tab. 1- 2) e la procedura di disinfezione domiciliare (tab. 3).

Dopo aver applicato il protocollo operativo della Full- Mouth Disinfection, ogni procedura professionale utilizzata, risponde meglio in merito alla guarigione dei tessuti, che rimane sempre l’obbiettivo principale della disinfezione e della terapia in atto, condizione che deve garantire, unitamente alla motivazione, il principale obiettivo di ripristino dei tessuti a lungo termine.

La Full- Mouth Disinfection, sebbene sia una procedura locale, è diventata nell’ambito dello studio odontoiatrico un processo di prevenzione, che evita il diffondersi e l’instaurarsi  di infezioni crociate, abbassando il rischio di aggravamento della patologia già presente nel distretto odontostomaltologico, classificandosi come pratica clinica metodologica, molto utile nell’ambito di una buona norma preventiva.

È naturalmente utile valutare, in stretta collaborazione con il medico, l’applicazione della procedura sopraindicata, che in ogni caso non è scevra da rischi. Ogni protocollo clinico, qualunque esso sia, deve essere sempre ed in qualsiasi momento approvato dal personale medico specializzato, in quanto tale comparazione porterà alla sinergia vincente per ottenere ciò che più conta: la salute.

Tabella 1

Tabella 1

Tabella 2

Tabella 2

Tabella 3

Tabella 3

 

Stefania Barbieri

BIBLIOGRAFIA:
Frati L, Covelli I, Rossi G, Vecchio G. Patologia Generale. Casoria (NA), Florio Editore, Anno 1998; pag. 175, 176, 177, 248.
Abbinante A, Ardizzone V, Bresciano S, Camorali C, Genovesi AM, Marzola P, Nardi G, Pejrone C, Riccitelli Guarrella I, Roncati Palma Benfenati M, Tosolin F. Igiene Orale Professionale. Carugate (MI), Masson, Anno 2001; pag. 30.
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