Cardiopatia e parodontopatia

Cardiopatia e parodontopatia.

Correlazione tra apparato odontostomatologico e disturbo sistemico cardiovascolare: la malattia parodontale come fattore di rischio della malattia cardiaca.

Lo studio  sempre più appropriato e specifico della diagnostica odontostomatologica, ha messo in risalto nell’ultimo ventennio numerosi aspetti di salute correlati alle patologie sistemiche con le complicanze che ne possono derivare dalla comparazione della cattiva salute dell’apparato buccale, mettendo a dura prova la condizione generale di salute dell’individuo, curato per check-up settoriali.

Infatti da sempre la medicina ha suddiviso l’uomo in tante entità differenti, concentrandosi a curarne solo l’aspetto riesumante la patologia, senza andare ad indagare a monte delle possibili cause aggiuntive, che hanno poi scatenato il reale disturbo manifestatosi a carico di quel determinato distretto od organo corporeo, che ne ha temporaneamente somatizzato l’effetto.

Oggi per fortuna tutte le patologie vengono prese nel loro congruo  insieme, analizzando l’estrema complessità che caratterizza ogni essere umano e facendo così appropriata diagnosi comparata all’effettivo raffronto psico- somatico del soggetto.

In particolare emergono evidenze scientifico- sperimentali circa i rapporti tra parodontiti e malattie cardiovascolari, pare che fra le due patologie vi sia un nesso o addirittura una possibilità tra la causa dell'una, che ne predispone l’aggravamento dell’altra.

Tali nessi prescindono, naturalmente da tutti quei fattori geneticamente prestabiliti, che porteranno il soggetto ad avere maggiori possibilità di contrarre la malattia cardiaca, soprattutto se associati a fattori di rischio quali: l’ alimentazione inadeguata, ipercolesterolemia, obesità, diabete mellito, ridotta attività fisica, fumo.

Nelle cardiopatie, in particolare quella ipertensiva, vi è maggiore tasso di mortalità; si calcola infatti, che su 4.700 decessi, circa il 45% muore per tale causa.

La parodontopatia, al contrario, non è causa di mortalità (almeno direttamente), perché è una patologia multifattoriale di tipo infiammatorio ad eziopatogenesi batterica (unita a dei fattori di rischio quali: fumo, diabete, stress, scarsa igiene orale), ma può contribuire, in qualità di fattore di rischio all’insorgenza della patologia cardiaca. È ormai noto, infatti come i pazienti parodontopatici abbiano un’incidenza doppia di patologie a carico del sistema cardiovascolare, con un indice di rischio pari a 2% - 8% rispetto a quelli che hanno un parodonto sano.

Diversi sono i progetti, che i ricercatori, negli ultimi anni, hanno descritto per spiegare questa relazione, malgrado tante discordanze, tutti riconoscono il fatto che, per l’instaurarsi di un accidente cardiovascolare, può essere decisivo il contributo di una eventuale batteriemia (cioè l’introduzione di microrganismi o dei loro prodotti metabolici nel flusso ematico).

In merito sono stati effettuati molti studi che correlano la parodontopatia e la malattia cardiaca, ma non tutti si sono trovati concordi visto il delinearsi di risultati estremamente contraddittori.

Però nonostante tale discordanza è emerso un dato importante in tutti gli studi, circa il rapporto tra le due patologie: il polimorfismo genetico dell’IL-1+, presente nella parodontopatia quanto nella cardiopatia, già noto come fattore di rischio parodontale e cardiovascolare; quindi la parodontopatia in qualità di fattore di rischio, comporta un aumento moltiplicativo del rischio coronarico (rischio coronarico globale).

Tali risultati sembrano essere avvalorati anche da recenti ricerche, che hanno dimostrato come un’infezione parodontale cronica sia in grado di aggravare i processi aterosclerotici in atto costituendo un fattore di rischio di una certa entità.

Di fatto oggi non si può certamente affermare, che la parodontopatia può scatenare malattia cardiaca, ma di certo, visti i risultati concordi, unanimi, circa la loro correlazione lascia pensare che lo stato alterato del parodonto rappresenta un fattore di rischio aggravante una predisposizione genetica soggettiva già presente per la cardiopatia; per tale motivo è importante riuscire a contrastare gli effetti devastanti della parodontopatia, che porta ad una condizione di salute sicuramente non favorevole.

 Stefania Barbieri

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